Storia della Val Cavargna

L'epoca pre-romana e romana

Allo stato attuale nessuno storico e nessun reperto ricorda la Val Cavargna e i suoi antichi visitatori. Resti neolitici trovati in Valsolda e in Val Menaggio prospettano comunque la presenza dell'uomo in questa zona già da migliaia di anni. E' interessante notare come il nome Cavargna abbia una base linguistica antecedente l'ario-europeo: cab o gab col suffisso forse ligure arn, nel totale Cabarnus, Cabarnia che identifica una località preromana situata presso un passo montano. Si puo' quindi pensare che nella nostra valle esistesse qualche insediamento pre-romano di popolazioni celto-galliche e che uno di questi fosse con ogni probabilità il passo di San Lucio, già allora usato come valico. Alcuni reperti di età preromana sono stati inoltre ritrovati a Cima di Porlezza (monete d'argento di età gallica e scritte in caratteri nord-etruschi).
Nel 196 a.C. i Romani conquistarono la Gallia Cisalpina Transpadana e nel 42 a. C. Giulio Cesare concesse la cittadinanza romana alle sue popolazioni. Una tradizione afferma che all'epoca della conquista romana le nostre zone fossero abitate dai celti Gauni, fondatori di Lugano.
Le nostre valli entrarono quindi a far parte dell'Impero Romano e ne seguirono le vidende. A quei tempi la gestione amministrativa della Val Cavargna era affidata al pagus di Porlezza, centro amministrativo e religioso (prima pagano e poi cristiano verso la fine del secolo V). Con la fine dell'Impero Romano d'Occidente (476 d. C.) le nostre zone furono dominate dai regni romano-barbarici (prima gli Eruli, poi gli Ostrogoti ed infine i Longobardi). L'isolamento ha molto probabilmente preservato la nostra valle dalle scorrerie barbariche principali.

Il Medioevo

Nel caos amministrativo dovuto alla caduta dell'impero di Roma, anche nelle nostre terre prese sempre piu' importanza la pieve ecclesiastica. Queste istituzioni religiose dal punto di vista geografico ricalcavano i pagi, nacque quindi nella seconda metà del quinto secolo la pieve di Porlezza. Essa faceva parte della diocesi di Milano e comprendeva approssimativamente le località di Porlezza, Osteno, Claino, Carlazzo, Corrido, Buggiolo e la Val Cavargna.Nel 951 nacque la corte di Porlezza, i cui confini erano praticamente gli stessi della pieve ecclesiastica. La corte - che comprendeva i diritti sui boschi, sui prati e sulla pesca - appartenne al Monastero del Senatore di Pavia fino alla prima metà del secolo XII e poi a quello Maggiore di Milano fino al 1210, quando fu venduto a tale Albero de Domo di Varenna. Divenne infine un dominio dell'arcivescovo di Milano e poi della famiglia Visconti nei secoli XIII-XIV.

La pieve di Porlezza nel XIII secolo (da "La diocesi di Milano alla fine del sec. XIII" di G. Vigotti, cartina topografica di Giulio Colombo)

 

Nei primi secoli dopo il Mille all'aspetto religioso della pieve ecclesiastica e a quello feudale della corte si affiancò anche quello amministrativo della pieve civile. Più precisamente si utilizzò la struttura pievana per la riscossione delle tasse, Porlezza divenne così anche il centro amministrativo delle nostre zone. E' noto che nel secolo XII la pieve di Porlezza apparteneva al contado di Lecco e tra le sue località é nominata Cavarnia. Questo é probabilmente il primo sicuro riferimento storico ad un luogo della Val Cavargna giunto ai nostri giorni. Nel periodo comprendente il XIII-XIV secolo la pieve fu un dominio dell'arcivescovo di Milano e poi della famiglia Visconti, allo stesso modo della corte. Nel 1395 entrambe entrarono a far parte del ducato di Milano.
Per quanto riguarda la pieve ecclesiastica soltanto verso la fine del XII secolo troviamo un elenco preciso delle località con chiese: tra di esse vi sono Cavargna, San Bartolomeo, San Nazzaro (col vecchio nome Burena), ma non Cusino.
Durante il XIII secolo nell'Italia Settentrionale si fa sempre piu' importante la venerazione di San Lucio di Cavargna. Nel 1280 era infatti già venerato nella collegiata di Lugano ed é noto che nel secolo XV affluivano al santuario sul passo omonimo pellegrini provenienti anche da terre lontane come il Pavese.

Iconografia di San Lucio che offre il formaggio ai bisognosi

Dall'Età Moderna a oggi

Col concilio di Trento (1545-1563) furono istituite le parrocchie, che sostituirono le pievi ecclesiastiche. In questo periodo nacquero quindi anche le parrocchie della Val Cavargna. Nella tabella seguente sono riportate le probabili date di nascita:

Cavargna1596
Cusino1610
San Bartolomeo1582
San Nazzaro1582

Dal punto di vista dei possedimenti terreni la corte di Porlezza scomparì per dar vita ad un nuovo elemento - sempre appartenente al ducato di Milano - : il feudo di Porlezza. Esso nacque nel 1470 ed era costituito dalle terre di Tavordo, Piano, Corrido, Carlazzo, Gottro, Cusino, San Nazzaro e Cavargna. In seguito apparirà nell'elenco dei suoi domini anche San Bartolomeo.

La Pieve di Porlezza nel Settecento

Per quel che riguarda le condizioni di vita dei valligiani esse erano molto arretrate, il lavoro infatti scarseggiava e gli uomini erano costretti ad emigrare per guadagnarsi da vivere come magnani, stagnando pentole e tegami nei borghi della Brianza e nel Bergamasco. Questi artigiani già all’età di dodici anni erano in grado di lavorare e insieme a qualche anziano partivano per diversi mesi all’anno portandosi dietro gli indispensabili attrezzi.
Ma la povertà a volte spinge anche a diventare banditi e pirati, é quanto accadde nel XVI secolo quando alcuni abitanti della valle, spinti dalle disagevoli condizioni di vita, calarono sul lago di Como seminando terrore con atti pirateschi e saccheggiando numerose ville. Furono infine sconfitti ad Asso nel 1591 e sommariamente giustiziati a Milano.
Nel 1552 il feudo divenne dominio della famiglia estense che lo possedette fino alla sua fine (1752). La pieve civile di Porlezza continuò invece la sua attività tributaria fino al 1785, anno in cui Giuseppe II d'Austria soppresse questa istituzione. Nel 1814 si suddivisero le nostre terre in Comuni. Nacquero cosi' i quattro comuni della Val Cavargna: Cavargna, Cusino, San Bartolomeo e San Nazzaro.

Nel 1859 la nostra valle entro' a far parte della nazione italiana con tutta la Lombardia e cominciò a seguirne le vicende che la contraddistinsero. Come nel resto d'Italia, anche in Val Cavargna - durante i decenni a cavallo del 1900 - l'emigrazione portò tante famiglie valligiane a spostarsi all'estero (principalmente in Francia) per cercare lavoro e standard di vita migliori. Nello stesso periodo si sviluppò la pratica del contrabbando delle merci con la vicina Svizzera. Per contrastare questo fenomeno, lo Stato Italiano costruì' svariate caserme sul confine italo-elvetico al fine di controllare più' saldamente il territorio e prevenire gli spostamenti dei contrabbandieri, più' precisamente in Val Cavargna furono costruite due caserme-rifugio al passo di San Lucio e sotto la cima del monte Garzirola.

Finanzieri al rifugio Garzirola nei primi anni del Novecento

Nel 1948 iniziarono i lavori per collegare con una strada carrozzabile i quattro comuni della Val Cavargna al fondovalle: l'isolamento era finito. La vicinanza con la Svizzera portò e porta ancora molta ricchezza agli abitanti della valle, in gran parte lavoratori frontalieri. Questo fatto ha portato la Val Cavargna a non avere un proprio sviluppo di tipo industriale o turistico, ma anche a mantenere intatte molte sue bellezze naturali.

Gli ultimi decenni hanno visto un’importante riscoperta della cultura popolare da parte della popolazione locale grazie alla nascita di varie associazioni come gli Amici di Cavargna e il Gruppo Folclorico Val Cavargna. Tra le varie attività di valorizzazione culturale sono sicuramente da ricordare, oltre a diverse pubblicazioni, la costituzione del Museo della Valle, i lavori di restauro dell’oratorio montano di San Lucio, il recupero delle miniere di Mezzano e delle trincee della Linea Cadorna e la creazione del Presepe di Sora.

Prime auto a San Nazzaro

Fonte:  E. Cazzani, “Val Cavargna, storia di una terra povera e dimenticata”, 1981

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