Fienagione

La fienagione ha sempre ricoperto un compito fondamentale nell’economia della Val Cavargna. Infatti grazie ad essa era possibile nutrire gli animali, in special modo i bovini, nei lunghi mesi invernali in cui la montagna non poteva dar alcun alimento alle bestie. Il terreno non adatto alle coltivazioni era mantenuto a prato per consentire la crescita del fieno. L’altitudine dei prati adibiti alla fienagione era molto varia. Essi erano solitamente concimati (prati grassi) per consentire due tagli, altrimenti (prati magri) se ne poteva effettuare solo uno. Il fieno del primo taglio è più abbondante e sostanzioso, questo perché contiene anche i fiori. La concimazione dei prati era effettuata con il letame fermentato a partire da ottobre, prima che sopraggiunga l’inverno e con essa la neve. In alta quota (1000-2000 metri) metri cresce il cosidetto fieno selvatico (moncivo), una risorsa marginale ma comunque importante in un’agricoltura di sopravvivenza. La fienagione era suddivisa da tre fasi:

  • Il taglio
  • l’essicazione
  • il trasporto ai fienili

Il taglio:

L’attrezzo principale per il taglio è la falce. Essa deve sempre avere una buona affilatura per garantira una elevata efficienza. Il falciatore deve tenere la falce il piu’ possibile vicino al terreno nuovendola in senso antiorario e descrivendo un semicerchio. Nei pendii si deve falciare sulla linea di massima pendenza dall’alto verso il basso in senso obliquo; in questo modo si creano le andane, strisce d’erba falciata e lasciata ad essicare. Solitamente s’inizia a falciare la mattina presto prima del sorgere del sole. In questo periodo della giornata l’erba è piu’ morbida e quindi piu’ facile da tagliare. La falce ogni tanto deve essere affilata con la cote per mantenere una buona affilatura. Il fieno selvatico è falciato con il falcetto (seghez), il suo taglio è molto faticoso e spesso pericoloso a causa delle zone impervie in cui cresce. Una volta completato lo sfalcio del fieno si procedeva alla sua essicatura.

Il taglio del fieno con la ranza

L’essicazione:

L’erba appena tagliata viene sparsa con le forche e i rastrelli. Al calar della sera essa viene raggruppata in mucchi per minimizzare gli effetti dell’umidità notturna. Il giorno dopo si completa l’essicazione, ovviamente nel caso di tempo soleggiato, altrimenti si deve attendere il primo giorno di sole. Al mattino il fieno è sparso nuovamente e rivoltato durante il corso della giornata per completare l’essicazione.

Il fieno è rivoltato con i rastrelli

Il trasporto ai fienili:

Una volta essicato il fieno è trasportato al fienile tramite la gerla da fieno ad intreccio largo (barlansc) oppure con un telo rettangolare di canapa (bisacca). Nel fienile il fieno è stipato in strati omogenei con la forca per una perfetta fermentazione. Il passaggio da fieno crudo a fieno cotto, con l’eliminazione dei vapori e dell’umidità residua avviene dopo circa 40 giorni.

Si riempie il barlansc per il trasporto del fieno

Antiche foto della fienagione:

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